Trent’anni di impegno hanno trasformato la Consulta Nazionale Antiusura in un punto di riferimento per tutti coloro che combattono l’usura. Grazie al suo lavoro, moltissime persone sono uscite dall’ombra oscura del ricatto e della minaccia, ritrovando la dignità e la libertà perdute. Così celebrare questo anniversario ci permette di fare memori del bene fatto al Paese e nella Chiesa in questi anni, ma è anche l’occasione per non abbassare la guardia sociale.

Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa definisce il ricorso all’usura come «una infame realtà, capace di strangolare la vita di molte persone» (n. 341). A rischio usura sono casalinghe, pensionati, famiglie numerose, lavoratori precari, tossicodipendenti, giocatori d’azzardo, malati, persone con spese legali elevate e persino figli di famiglie benestanti che hanno problemi a gestire il denaro. L’ampliamento del divario tra domanda e offerta di credito legale ha spinto molti imprenditori e famiglie a rivolgersi agli usurai, attirati dalla promessa di liquidità immediata che diventano presto debiti insostenibili.

Michela di Trani ha raccontato alcuni di loro nei suoi volumi da cui emerge che per aggirare il divieto dell’usura a livello giuridico sono stati utilizzati sotterfugi tanto ingegnosi da essere alla base del diritto commerciale moderno, come la cambiale, che nasconde un mutuo sotto un cambio di valuta, o forme di assicurazione, che derivano da vendite singolari, ecc.

È noto, il termine usura viene dal latino usus, che nel diritto romano indicava il compenso per l’utilizzo del capitale altrui. L’usura è però “esplosa” in Italia come dramma sociale agli inizi degli anni Novanta, al punto da imporre al legislatore di modificare in senso più restrittivo la disciplina penale dell’usura, contenuta nell’art. 644 del Codice penale. Certo, dopo la riforma del diritto societario e delle procedure concorsuali, per quanto riguarda le imprese di medio e grandi dimensioni, si è ridotto. Tuttavia, la crisi economica, il sovraindebitamento e l’usura rimangono un trittico che affligge migliaia di famiglie italiane. A sei anni dall’entrata in vigore della legge sulla composizione delle crisi da sovraindebitamento, i numeri del problema restano ancora poco chiari.

Quante sono le famiglie italiane che faticano a pagare i debiti? Quante sono a rischio usura? E come si distribuisce questo fenomeno sul territorio? A oltre vent’anni dall’introduzione delle prime leggi contro l’usura i dati della Banca d’Italia rimangono allarmanti: tra il 2007 e il 2017, il numero di famiglie italiane in condizioni di sovraindebitamento è aumentato del 53,5%, passando da circa 1,2 milioni a quasi 2 milioni. Nuclei famigliari sempre più liquidi favoriscono un aumento dei costi della vita.

Per affrontare questa sfida europea, non solo italiana, è necessario agire su tre fronti: stabilizzare la finanza pubblica, rilanciare l’economia reale e mettere in atto politiche efficaci per la gestione del sovraindebitamento. Infatti assistiamo da un lato un aumento esponenziale delle spese per il welfare con i sistemi di assistenza sociale già sotto pressione. Dall’altro, erode il tessuto produttivo, in quanto la perdita di capacità di spesa delle famiglie incide negativamente sulla domanda e rallenta la crescita economica.

Il sovraindebitamento può essere causato da eventi imprevisti (perdita del lavoro, malattie) o da scelte di consumo eccessive. Le conseguenze generano aumento delle spese per il welfare, riduzione della domanda interna e impatto negativo sulla salute delle famiglie. La riduzione del reddito disponibile costringe molte famiglie a rinunciare a cure mediche e assistenziali essenziali, con conseguente aumento dei ricoveri ospedalieri e un peggioramento dello stato di salute generale della popolazione.

Il sovraindebitamento può essere il primo passo per entrare nella palude dell’usura e può essere attivo (scegliere di indebitarsi), oppure passivo – causato da eventi esterni al controllo del debitore – oppure differito, quando un debito inizialmente sostenibile diventa insostenibile nel tempo.
Per questo affrontare il problema del sovraindebitamento richiede interventi a livello sia individuale che politico, al fine di sostenere le famiglie in difficoltà e prevenire nuove situazioni di crisi.
È dunque urgente estendere sempre di più la tutela del Fondo Antiusura alle persone fisiche, come lavoratori dipendenti e pensionati. Oltre a contrastare il grave problema dell’usura occorre prevenirla attraverso campagne di sensibilizzazione nelle scuole e nelle comunità locali. Per questo la Consulta Antiusura svolge un ruolo prezioso in questo ambito, ma è necessario un impegno ancora maggiore da parte delle istituzioni.
Come ha affermato Francesco: «Trasmettete alle persone che sono ancora dentro quel tunnel il vostro coraggio, raccontando la vostra esperienza, testimoniando che si può venire fuori dall’usura e dall’azzardo».