L’elezione dei 720 membri del Parlamento europeo è destinata a ridisegnare la geografia politica dell’Ue immersa nella turbolenza nazionalista e bloccata da una guerra interna, causata dall’invasione russa in Ucraina, che ha segnato la fine del tempo più lungo di pace del Continente. La scelta dei 360 milioni di elettori, sparsi nei 27 Paesi dell’Ue, condizionerà “il destino del tempo” presente e di quello futuro, come amava definirlo Romano Guardini. Recarsi alle urne per esercitare il diritto di voto è una scelta di maturità morale, sarebbe davvero pericoloso lasciare nelle mani di pochi il destino di tutti. Eppure lo spettro del “partito” dell’astensione rischia di bloccare il processo di partecipazione che l’Ue ha bisogno per crescere.

Proporre di ritornare indietro sulla strada dell’integrazione europea e ventilare di uscire dall’euro significa negare il futuro sociale e politico di un Paese. Il Paese è diviso su due concezioni di Europa, lo si è definitivamente compreso quando il Presidente Mattarella ha recentemente difeso la “sovranità europea” e Salvini ha chiesto che si dimettesse. Solamente la generazione dei più giovani comprende che Roma non riforma Roma se non ci si ripensa da Bruxelles che influisce già, con i suoi regolamenti, sul 60% delle scelte del Parlamento italiano. Gli inglesi lo hanno voluto, adesso sono costretti a pagare il conto salato della storia in termini di solitudine e di isolamento.

Certo, se ancora molto rimane da fare occorre rinforzare la costruzione, non demolire. L’Ue ha bisogno di deputati autorevoli ed europeisti, favorevoli a migliorare la governance, a introdurre più federalismo europeo, ad affidare maggiori poteri legislativi al Parlamento e alla Commissione e a riformare le votazioni prese all’unanimità del Consiglio europeo.

Il patto atlantico andrebbe rinnovato secondo l’intuizione di De Gasperi e di Spinelli a iniziare dalla necessità di un’unione delle forze difensive dei Paesi Ue. In tema di diritti civili e sociali occorre rispondere alle diversità di trattamento tra i lavoratori dell’Ue, alle diseguaglianze fiscali tra Stati e nel campo dell’istruzione, alle scelte della politica agricola a favore della biodiversità.

La direzione è tracciata in uno dei discorsi più noti di De Gasperi: “La nostra patria Europa”, pronunciato a Parigi il 21 aprile 1954 in occasione della Conferenza Parlamentare Europea. Di fronte a 300 deputati dei paesi del Consiglio d’Europa, della Svizzera e dell’Austria sottolineò l’importanza di una “idea architettonica che sappia dominare dalla base alla cima, armonizzando le tendenze in una prospettiva di comunanza di vita pacifica ed evolutiva”.

Purtroppo, la campagna elettorale non si è occupata del fine, anzi riducendo le elezioni europee in un test sul governo non ha tenuto in conto come la globalizzazione abbia eroso per sempre gli Stati-Nazione e il loro fondamento socio-culturale. I cittadini europei sono sempre più globali nelle idee, consumi, stili di vita e social-media ma nello stesso tempo si rinchiudono nella difesa di tradizioni passate che non esistono più. Come è stato scritto, la Nazione e le identità individuali e collettive, esaltate da Johann Gottfried Herder nel Settecento, tornano a separarsi, dopo 500 anni.
Serve allora un nuovo schema politico-istituzionale in cui l’Ue si percepisca anzitutto come comunità di destino, in grado di condividere valori e fondare le politiche sulla giustizia sociale e la pace.

Eppure sotto traccia l’Unione europea in questi ultimi anni si è presenta con un volto più solidale, a beneficio di Paese bisognosi come l’Italia. Il “NextGenerationEU” noto come PNRR, finanziato con l’emissione di debito comune per la prima volta nella sua storia e da cui l’Italia ha ricevuto la parte più grande, ha migliorato l’economia e l’occupazione in Italia. Un altro segno di fraternità è stato l’acquisto comune di vaccini per risparmiare e distribuirlo anche ai poveri. Anche il programma SURE è un altro esempio: i prestiti a tasso di interesse vantaggioso contratti dall’Ue offerti ai Paesi più deboli – tra cui l’Italia – ha permesso di finanziare la cassa integrazione per i lavoratori durante la pandemia e di risparmiare sulla spesa pubblica per l’Italia di oltre 4 miliardi di euro.

“Per quali forze politiche votare? Cosa occorre fare? Con quali criteri scegliere i candidati? Rimangono per tutti un punto di riferimento le parole di Alcide De Gasperi rivolte alle diverse forze politiche impegnate nel ricostruire insieme lo spazio europeo: «Tutti ugualmente preoccupati del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra Patria Europa».

L’alternativa è appoggiare le forze populiste che per natura disgregano, disintermediano, umiliano gli enti intermedi e semplificano le soluzioni complesse riducendole a slogan. Anzi, quando i governi populisti promettono e non riescono a mantenere nei loro Stati allora l’Ue diventa il capro espiatorio.

È per questo che occorre scegliere un’Europa “unita nella diversità” che immersa in una crisi esistenziale è davanti a un bivio: gli elettori sono chiamati dal di dentro a scegliere tra il futuro e il passato, tra il bene comune di tutti e di quello della propria Nazione, tra l’urgenza della pace e estendere la cultura della guerra. È in gioco il futuro di tutti.