In occasione dell’Inauguration day, il giorno più solenne, l’inizio della seconda presidenza Trump, dopo aver sintetizzato gli indirizzi politici del presidente, Elon Musk ringrazia gli astanti, porta la sua mano destra sul cuore a palmo aperto e fa scattare il braccio protendendolo verso il cielo, si gira e ripete il gesto, pronunciando: “My heart goes out to you”, “il mio cuore è con voi”.
Cliccando qui, è possibile vedere uno dei numerosi video della scena. Per molti osservatori si tratta di un “saluto romano”, quello utilizzato dal nazifascismo, sconfitto proprio dagli Stati Uniti d’America nel 1945.
Il fatto è rilevante perché esprime in modo plateale un cortocircuito del sistema politico statunitense, che a sua volta riflette le tendenze della democrazia occidentale.
Musk parla dal podio con il sigillo del Presidente degli Stati Uniti, in una sede solenne. Non si trova in un contesto qualunque. Ma a che titolo può esprimersi in questa sede, portando la libertà di parola (tema su cui Trump ha insistito nel suo discorso di insediamento) fino all’estremo di esporre un gesto così ambiguo? La risposta è in una donazione di 120 milioni di dollari che Musk ha elargito a Trump nel momento più difficile della sua campagna elettorale che gli è valsa anche la nomina a capo di un nuovo Dipartimento del Governo per l’efficientamento del Governo federale.
Al netto del fatto che il gesto di Musk sia o meno un vero e proprio, consapevole, ‘saluto romano’, da quel podio parte un messaggio molto potente, che possiamo analizzare brevemente in tre elementi.
Il primo riguarda la partecipazione delle grandi corporazioni tecnologiche alle decisioni politiche e anche negli spazi simbolici del governo statunitense. Con pro e contra: da una parte è del tutto legittimo che imprese e imprenditori che producono capitali di rilevanza smisurata, con sede e interessi negli Stati Uniti, esprimano coesione intorno alla leadership del Paese in cui operano. Dall’altra, non si può trascurare l’enorme potere che questi soggetti hanno di orientare il consenso politico e, più in generale, il potenziale economico e sociale per guidare il cambiamento stesso della società occidentale e globale (nel caso soprattutto di Musk, con investimenti dalla robotica all’ingegneria biomedica, dall’esplorazione spaziale, all’automotive, ai social network). Il fatto che partecipino in modo plateale alle liturgie laiche della democrazia, ne occupino gli spazi in modo disordinato – come il gesto scomposto di Musk – segna come una incoerenza: come se i capitali stessero occupando (acquistandolo), anche simbolicamente, lo spazio pubblico, senza curarsi troppo di seguire le regole e le buone maniere che, a garanzia di tutti, lo spazio pubblico richiede.
Il secondo attiene alle esternazioni di Musk già prima di esibirsi dal podio presidenziale. Dopo le recenti dimissioni del cancelliere tedesco, ha pubblicamente sostenuto il partito tedesco AFD, Alternative für Deutschland, di estrema destra, dichiarando: «Solo AFD può salvare la Germania» ospitando anche un colloquio con Alice Weidel, leader del partito, sul suo account nella piattaforma X (già Twitter). Per non parlare delle ingerenze sull’Italia opportunamente censurate dal Presidente della Repubblica, nel conflitto tra il Governo italiano e i giudici: «L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che “sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione”. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni».
Infine, emerge quindi un nesso tra il primo e il secondo punto. Il capitalismo tecnologico sta stringendo la sua morsa intorno al potere pubblico che sembra non apprestare limiti al potere decisionale privato, anche in termini di valori e prospettive politiche. Non sapremo mai se il gesto plateale di Musk sia stato un vero saluto di tipo nazista, ma è certo che gettare il dubbio, in una occasione pubblica così solenne è in sé stesso il segno che la democrazia americana sta cambiando. Se fosse un ‘saluto romano’, fatto dal podio presidenziale, sarebbe il gesto più antiamericano della storia, considerando che proprio gli Stati Uniti hanno sconfitto il nazismo contrapponendogli libertà e democrazia. Se fosse una provocazione, per sottolineare gli estremi della libertà di parola/pensiero – tema al centro della campagna elettorale – sarebbe ancora più grave, perché dimostrerebbe la mancanza di rispetto e limite di un nuovo ufficiale del governo in carica, capace di continuare le battaglie ideologiche offendendo migliaia di veterani statunitensi e soldati morti per liberare l’Europa. Se si trattasse di un gesto inconsapevole, bisognerebbe chiedersi se sia davvero il caso di accostare l’ignoranza al governo degli Stati Uniti. Ulteriore ipotesi è che Elon Musk persegua una strategia rispetto all’ambiguità di parole e gesti, in modo da rappresentare tutto e il suo contrario. Se si trattasse di una scelta cosciente, si potrebbe intravvedere l’effetto della erosione del concetto stesso di verità storica, pubblica, con l’effetto di contrapporre i fatti e la logica che li osserva. Un atteggiamento molto novecentesco di affrontare lo spazio pubblico.
In estrema sintesi, quindi, emerge la dicotomia tra la sfera pubblica che rappresenta tutti e garantisce tutti, anche se guidata dalla maggioranza eletta; e la sfera del privato che rappresenta solo sé stessa e i suoi valori. La ‘con-fusione’ di questi piani si riverbera dal piano dei simboli alle decisioni e alle normative, cioè agli atti che vincolano i nostri comportamenti. Ad esempio, sono più stringenti gli obblighi delle piattaforme digitali, o le decisioni degli Stati? E se gli Stati sono orientati dai signori delle piattaforme? Esiste un pericolo di assottigliamento dello spazio pubblico? Questi signori della tecnologia hanno ciò che serve, la consapevolezza dell’importanza del pluralismo, del conflitto di interessi pubblici e privati, ad esempio, per partecipare al governo? Does he fit to rule?