L’intervento del Segretario Generale della CISL Luigi Sbarra in occasione dell’incontro del 18 maggio di FormPol#24 Comunità di Connessioni.

Smontare il luogo comune dei “choosy”

Grazie a P. Occhetta e a Comunità di Connessioni per l’invito ad essere con voi in questo prezioso momento di riflessione. Non c’è dubbio che di una “nuova visione del lavoro” ci sia, in questo momento storico, un gran bisogno. È bello poterne parlare qui, insieme a voi, insieme a tanti ragazzi. La vostra presenza, il vostro interesse smontano una volta di più quell’odioso stereotipo che associa i giovani a un gruppo sociale disgregato, disinteressato, o come ha detto qualcuno in passato “choosy”: interessato più al divano di casa che al futuro proprio e della comunità in cui vive. Falso. Falsissimo. Voi lo dimostrate. E come voi milioni di ragazze e ragazzi che si impegnano ogni giorno, che si danno da fare e dedicano parte della loro vita al volontariato, al sindacato, alla politica. Che studiano e costruiscono giorno per giorno il futuro loro e di questo Paese.

Un lavoro in trasformazione

Futuro che appare oggi quanto mai incerto, mutevole, difficile da definire, soprattutto nelle dinamiche che interessano il lavoro, cioè l’aspetto della vita comunitaria che forse incide di più di ogni altro nella trasformazione delle nostre società. Non è una novità che il mondo del lavoro stia cambiando. Pensate solo agli ultimi 15 anni: crisi economiche, pandemie, e tensioni politiche hanno influenzato non solo come lavoriamo, ma anche come viviamo. Pensate alle tante rivoluzioni che stanno cambiando il modo stesso in cui le persone “pensano” il lavoro. Dal 2008, abbiamo visto crisi su crisi, dalla recessione globale alla pandemia di COVID-19, fino agli attuali conflitti geopolitici, come la guerra in Ucraina. Questi eventi hanno trasformato profondamente il nostro modo di produrre, di relazionarci nelle fabbriche, negli uffici, spingendoci verso un’epoca di tecnologie digitali e innovazioni. Grazie alla rete e agli avanzamenti tecnici il lavoro ha l’opportunità di slegarsi dal “posto fisico”, dagli orari prestabiliti, può diventare più creativo, meno ripetitivo, funzionare, come si dice in gergo, “a obiettivi”.

Un nuovo umanesimo del lavoro

Queste trasformazioni sono grandi opportunità. Abbiamo la possibilità di riformare il lavoro in modi che rispettino di più le persone e il pianeta. Possiamo costruire un mondo dove il lavoro non solo ti dà da vivere, ma ti aiuta a crescere e a contribuire alla società. Immaginate un lavoro dove ognuno può fare la differenza, dove il valore di una persona non è definito solo dal suo lavoro. Dove i diritti e una retribuzione dignitosa sono garantiti per tutti, e dove anche l’ambiente e la comunità sono protetti.

Nuovi frutti e radici antiche

Serve davvero, quindi, una nuova visione del lavoro. Nella consapevolezza che ben difficilmente possono arrivare nuovi frutti da una pianta che non affondi le sue radici in un terreno buono e fertile. Come sapete, la Cisl attinge da sempre, in posizione laica, alla sorgente della Dottrina Sociale. Una sorgente preziosa, per non dire indispensabile, soprattutto in questi ultimi decenni.

Uscire da un lungo inverno

Un lungo inverno, che ha creato livelli di disuguaglianza sempre più ampi, ha accentuato la frammentazione dei rapporti sociali, ha alimentato da una parte un individualismo rancoroso e dall’altra una disperata solitudine di massa. Un lungo inverno che portando lo sguardo allo scenario globale si traduce nei pericoli di una “guerra mondiale a pezzi”, come l’ha definita il Santo Padre, che mette a rischio il bene più grande di cui disponiamo: la pace. Da questa stagione è tempo di uscire, per volgere lo sguardo verso un orizzonte completamente diverso. Quello della sostenibilità e dell’inclusione. Ad unire, e non contrapporre, ecologia, crescita, lavoro, diritti. A ricucire gli strappi e ad allargare le maglie di una rete sociale fatta di solidarietà, equità e fraternità.

Valore persona e nuovo umanesimo lavoro

Tenendo dentro tutti, nessuno escluso. Riconoscendo il valore unico e irripetibile di ogni persona. Questo è l’orizzonte verso cui tendere: un nuovo umanesimo del lavoro, che riaffermi la centralità della persona, del diritto a un’occupazione e a un reddito dignitoso per tutti. Della buona occupazione, della famiglia, di una terza età attiva e generativa. Lavoro e reddito non sono, non possono essere, solo mezzi di sostentamento, ma strumenti attraverso i quali l’individuo si fa persona, partecipando al bene comune.

Partecipazione: valore e pilastro

La parola chiave, che calata concretamente nel mondo del lavoro ne diventa indispensabile pilastro, è questa, è “partecipazione”. Sapete, credo che la Cisl abbia presentato una Proposta di legge di iniziativa popolare proprio su questo, sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione, ai risultati e all’organizzazione delle aziende. Cosa ci ha spinto ad intraprendere questa iniziativa? Quello che dicevo poco fa a proposito della pianta, dei frutti e delle radici: i nostri valori, la nostra storia e la capacità di cercare sempre il nuovo, interpretando e cercando di indirizzarlo.

Addio vecchi modelli, guardare avanti

Partecipazione, in questo senso, è la parola che scardina il modello novecentesco di contrapposizione fra padrone e salariato, permettendo di guardare avanti. Perché quel modello, già carico di limiti enormi, non regge chiaramente più di fronte ai cambiamenti legati alle tecnologie digitali, alle nuove relazioni che esse hanno messo in campo, alle nuove professioni che sono nate e nascono.

Art. 46 Costituzione

Partecipazione, poi, significa ambizione di dare finalmente concreta attuazione all’articolo 46 della Costituzione.

Costituzione che va riscoperta nel suo spirito partecipativo, nella sua ambizione di edificare una democrazia non solo formale, ma sostanziale, fondata sul protagonismo della persona nei processi economici e produttivi.

Sfida competenze

Aspetto tanto più attuale dentro l’economia delle competenze, che invoca centralità della creatività del lavoratore e richiede un grande investimento complessivo in capitale umano, per fronteggiare la velocità del progresso tecnologico e cogliere la possibilità di creare nuovi lavori. Va chiuso il fossato che separa da una parte chi ha un lavoro di qualità, ben contrattualizzato e tutelato, e dall’altra gli oltre 3 milioni di working poors. Va superato lo skill mismatch, che ci vede ultimi in Europa, investendo su politiche attive, formazione e processi di riqualificazione lungo tutta la filiera delle occupazioni.

Dal posto alla persona

Va costruita una rete di protezione e promozione che sposti le tutele dal “posto” alla persona che lavora o che cerca lavoro. Assicurando ad ognuno, a prescindere dalla tipologia contrattuale e dalla natura del rapporto di lavoro, transizioni tutelate scuola-lavoro e lavoro-lavoro, con un orientamento efficace e un sostegno al reddito condizionato a percorsi perpetui di apprendimento.

Vantaggi partecipazione

E tornando alla partecipazione, a chi domanda come possa migliorare le cose, noi rispondiamo che aumentare a tutti i livelli il coinvolgimento dei lavoratori vuol dire organizzare il lavoro in maniera dinamica, condivisa, flessibile. Vuol dire aumentare la ricchezza creata e distribuirla in modo più equo, rendendo più pesanti le buste paga. Arginare le delocalizzazioni, frenare la pirateria industriale e finanza speculativa. Più controllo sul rispetto delle procedure di sicurezza nelle linee produttive, nei cantieri, sui campi e nelle fabbriche. Nuovi stimoli a ricerca, innovazione, formazione continua dei lavoratori. Dall’altra parte, nel mondo, le imprese con più partecipazione sono anche quelle che guadagnano di più e dove guadagnano di più anche i lavoratori.

“Produrre Fraternità”

La partecipazione, insomma, è la chiave per “produrre fraternità”. E cioè per unire in un nuovo rapporto lavoro e capitale, solidarietà e competitività, la persona con il proprio ecosistema lavorativo, l’azienda col proprio territorio, attraverso relazioni industriali innovative, libere, generative, capaci di produrre frutti a somma positiva per tutti. Questo non può più essere il tempo della contrapposizione, della chiusura, del “muro contro muro”.

Confronto, dialogo, concertazione

Deve essere quello del confronto, del dialogo sociale, dello scambio, della ricerca della sintesi. Di quel metodo, il metodo della “concertazione”, che in passato ha permesso al Paese di uscire da situazioni di crisi estremamente complesse.

Alleanza della responsabilità

Rimetteremo in piedi il Paese e gli consentiremo di prendere la strada di una crescita stabile ed equa, che veda a centro le ragioni della sostenibilità, della buona occupazione, della dignità del lavoro e della sua sicurezza, della famiglia, di una terza età attiva e generativa, solo così. Attraverso un impegno comune. Dando vita ad una grande e complessiva “alleanza della responsabilità” che punti a cambiare l’attuale modello di sviluppo, rendendolo più solidale, partecipativo ed inclusivo, soprattutto per tanti giovani che come voi hanno il diritto di prendere al più presto in mano le redini di questo Paese e di questa Europa per dare forti radici di solidarietà e speranza al futuro.