Le figure intervistate in questo articolo, sono: gli architetti Federico ed Elia Santini, e Pierangelo Caponi, ingegnere energetico e co-fondatore della agenzia turistica “Sigeric”. Amici da tempo, vivono nella stessa piccola comunità, e si sono incontrati tramite passioni e interessi comuni. 

Come nasce l’idea della comunità energetica e quale impatto sta avendo sul territorio?

L’idea di una comunità energetica nasce da una predisposizione naturale del territorio e dalla grande attenzione all’ambiente della comunità locale, temi connaturati alla geografia di Pontremoli. Questo paese, che vive e respira a ritmo con la natura che lo circonda, rende lo strumento della comunità energetica un mezzo per portare l’interazione uomo-ambiente nella vita quotidiana delle persone. Una CER mette insieme tutti questi elementi in modo virtuoso e vuole essere un elemento imprescindibile del rilancio del territorio. Non si può aspettare che tutte le risposte vengano dall’alto, ma il tessuto locale deve essere stretto, nutrito e curato anche dal basso, con proposte come quella della comunità energetica.

Il progetto CER è stato accolto dalla rete di progetti e istituzioni locali?

Il tema della comunità energetica tocca da vicino vari progetti, incluso quello del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, che ha sviluppato progetti innovativi a livello nazionale su temi importanti come quello dell’immagazzinamento e stoccaggio dell’anidride carbonica. L’idea di una comunità energetica è sempre stata al centro di molte conversazioni tra i rappresentanti di comuni, regioni e gruppi di azione locale, ma non ha mai raggiunto con piena consapevolezza i cittadini. Tuttavia, c’è la speranza che questo possa cambiare in futuro e diventare un processo più diffuso e compreso a livello comunitario. L’iniziativa della creazione di una comunità energetica è intervento che fa anche parte di progetti più ampi, come la comunità montana e l’Unione dei comuni della Lunigiana che conta circa 50.000 residenti.

State riscontrando ostacoli? Di che tipo?

Gli ostacoli alla formazione della Comunità energetica sono sia di natura informativa, tecnica e realizzativa. L’informazione deve essere resa disponibile a una fascia più ampia della popolazione e vi sono difficoltà nella completa chiarezza sul tema. Inoltre c’è bisogno di un gruppo di persone che prendano in mano l’iniziativa e possano essere un volano per gli altri. Importante è soprattutto una rete di contatti per facilitare l’avvio della Comunità energetica. Altre problematiche tecniche che si riscontrano consistono nel rapporto con i grandi gestori elettrici, non semplice sia sulla carta che nell’applicazione pratica. Infine le normative europee su questo tema sono ancora poco chiare a livello nazionale e vi sono pochissimi esempi di comunità energetiche funzionanti. Recentemente, in Toscana si sta muovendo qualcosa sul tema della comunità energetica, ma per ora esistono solo esempi embrionali.

Avete riscontrato un buon livello di consapevolezza fra le persone a cui avete sottoposto il progetto?

L’aumento di consapevolezza sulla questione delle comunità energetiche sta diventando sempre più evidente. Tuttavia, questo processo sembra essere troppo lento rispetto ai tempi attuali, anche perché le tecnologie per costituire comunità energetiche reali sono già disponibili. Ci sono due aspetti principali su cui lavorare: il primo è l’aspetto politico-normativo, in cui la politica deve dare un’accelerata a questo tema, e il secondo è l’aspetto informativo, in cui è importante evitare confusione con il fallimento di processi simili del passato, come i certificati verdi e l’installazione di pannelli fotovoltaici. Questa iniziativa è un processo culturale e una necessità storica, ma purtroppo in molti casi sembra essere vista solo come un’altra opportunità economica.

Come immaginate concretamente l’impiego della CER nel vostro territorio?

Recentemente, c’è stato un bisogno crescente di trovare soluzioni energetiche innovative per gli edifici che sono inutilizzati o in disuso. Uno di questi edifici è un vecchio supermercato che ha una copertura piana di circa 600 mq e un’area di pertinenza di 2000 mq. La proprietà sta considerando l’utilizzo della copertura piana per la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili, come il fotovoltaico. Un altro caso sotto esame è il centro storico di Pontremoli, che presenta una serie di problemi energetici. Gli edifici storici qui hanno vincoli paesaggistici che impediscono l’installazione di pannelli fotovoltaici o altri sistemi di produzione di energia rinnovabile. Tuttavia, gli abitanti del centro storico e gli sviluppatori stanno cercando soluzioni per affrontare questo problema in sinergia con gli enti locali. In generale, la sfida è trovare soluzioni energetiche adeguate ai tempi che non compromettano la bellezza e il patrimonio storico degli edifici. Per questo, è importante fare ulteriori valutazioni e considerare la fattibilità di eventuali interventi.